Il passaggio dal SDP al CAD viene definito “Transizione” (T) e dovrebbe svolgersi secondo le modalità dettagliate in un recente documento di Consensus fra le 3 società scientifiche SIEDP, SID e AMD (4). La necessità di stilare un percorso assistenziale condiviso è derivata dalla consapevolezza che questa fase della vita rappresenta un momento critico nel percorso terapeutico del giovane diabetico perché ad elevato rischio di abbandono del sistema di cure e conseguente peggioramento del compenso glicemico con aumento del rischio di complicanze future.
La “transizione” rientra inoltre fra le aree di miglioramento previste dal Piano Nazionale di cura (4): essa, infatti, non è ancora diffusa in maniera capillare su tutto il territorio Italiano sia per mancanza di risorse per affrontarla in modo strutturato ed armonico, sia per mancanza di una cultura condivisa in merito al fatto che il rischio di dispersione sanitaria del giovane diabetico è maggiore là dove la diabetologia dell’adulto non è organizzata con spazi e operatori sanitari dedicati. Non va infine dimenticato che il passaggio verso l’età adulta non può essere circoscritto al semplice raggiungimento di una gestione autonoma e responsabile della malattia, ma deve armonizzarsi con l’intero processo di maturazione psicosociale che coinvolge il giovane in questa fase della vita. Non si può prescindere, pertanto, da una valutazione degli aspetti correlati allo stato di ansia, stress e depressione dell’individuo così come della qualità di vita, dell’eventuale presenza di disturbi dell’alimentazione e/o della tendenza ad avere comportamenti a rischio per lo stato di salute (fumo, consumo di alcolici o di altre sostanze). Al momento sono pochi gli studi che hanno valutato l’effetto a breve e lungo termine di un percorso di cura condiviso fra servizio di diabetologia pediatrica e dell’adulto su compenso glicemico, episodi ipoglicemici, complicanze acute e croniche, aderenza al follow-up, qualità di vita e profilo psicosociale. La maggior parte dei dati disponibili derivano da studi trasversali, di breve durata e focalizzati soprattutto sull’impatto delle figure parentali e della maturità psicosociale dell’adolescente su compenso glicemico e aderenza terapeutica (5-6).
Obiettivo del presente progetto di ricerca è pertanto valutare la rilevanza clinica di un percorso di cura strutturato e condiviso fra SDP e CAD, presente dal 2009, all’interno dell’AOUI di Verona su compenso glico-metabolico, frequenza di complicanze acute e croniche, di episodi di ipoglicemia e chetoacidosi, profilo psicosociale, qualità di vita e aderenza al follow-up nei giovani affetti da diabete tipo1 candidati alla “transizione”.