Il trapianto di rene rappresenta il trattamento di scelta dell’uremia terminale determinando, in un intervallo di tempo relativamente breve, un netto e progressivo riequilibrio dei parametri biochimico-metabolici con susseguente miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza di questa estesa popolazione. Comunque, sebbene le condizioni cliniche e metaboliche, raggiungendo livelli prossimi ai range di normalità, risultino notevolmente migliorate rispetto al periodo in cui i pazienti sono in trattamento conservativo (solo adeguamento dietetico) o sostitutivo (emodialisi e peritoneodialisi), restano presenti alterazioni legate al trascinamento di una eredità dismetabolica e infiammatoria secondaria alla pregressa storia di malattia renale cronica e al tipo/durata del trattamento sostitutivo pre-trapianto. Infatti, è noto che l’uremia per se e il trattamento emo-dialitico, in particolare, sottoponendo il paziente a un continuo contatto con device dialitici determinano una continua attivazione dei fattori della microinfiammazione e del complemento/coagulazione responsabili dello sviluppo di alterazioni alla base di complicanze cliniche importanti (aterosclerosi, patologie cardiologiche post-ischemiche, complicanze neurologiche). Inoltre, recenti evidenze cliniche, sottolineano che il trapianto renale può in alcuni casi peggiorare lo stato dismetabolico e favorire l’insorgenza di gravi problematiche cliniche post-trapianto. Nella genesi di tali comorbidità intervengono una serie di fattori, quali: a) modifiche sostanziali delle abitudini di vita del paziente, b) cambiamento significativo dell’assetto metabolico e c) effetti collaterali della terapia immunosoppressiva. Inoltre, negli ultimi anni, una serie di ricercatori, hanno enfatizzato il ruolo della sindrome metabolica post-trapianto (diabete mellito, aterosclerosi e patologie cardio-vascolari) e la sua influenza sulla sopravvivenza del graft e del paziente. Inoltre, è oggetto di valutazione il rapporto tra assesment psicologico del paziente trapiantato e insorgenza di complicanze post-trapianto. Recenti lavori riportano che, sebbene si assista a un miglioramento della qualità di vita globale nel post-trapianto rispetto al periodo uremico/dialitico, molti pazienti riportano disturbi psicologici/comportamentali (aumento dell’ansia) che si riflettono significativamente sulla sessualità, abitudini e comportamento alimentare e aderenza alla terapia farmacologica. Pertanto, risulta indispensabile attuare un programma di attento monitoraggio delle variazioni clinico-metaboliche e psicologico/comportamentali post-trapianto e individuare dei biomarker in grado di predire la comparsa di tali alterazioni.