L’approccio riabilitativo mediante protocolli di esercizio fisico controllato costituisce un trattamento validato e consolidato nella gestione dell’arteriopatia obliterante periferica al II stadio di Fontaine. Tale approccio consente di migliorare lo stato funzionale e la prognosi di questi pazienti. Gli effetti favorevoli dell’esercizio fisico sul processo aterosclerotico sono dovuti al miglioramento dei parametri metabolici, pressori e della vasodilatazione endotelio dipendente, altri autori segnalano il miglioramento del tono adrenergico e della performance cardiopolmonare. L’attivazione piastrinica, aspetto centrale nel determinismo degli eventi cardiovascolari acuti, è coinvolta nella progressione dell’aterosclerosi e ovviamente negli eventi acuti. In letteratura è documentata una riduzione dell’attivazione piastrinica in pazienti coronaropatici dopo ciclo di esercizio fisico controllato. Molti dati inoltre avvalorano l’ipotesi che l’esercizio strenuo è associato con un incremento della conta piastrinica e ad una iperattivazione e iperaggregabilità piastriniche. Questo temporaneo stato protrombotico è però controbilanciato, in soggetti che eseguono regolare e moderata attività fisica, da una riduzione di adesione e aggregazione piastriniche. L’esercizio regolare di intensità moderata potrebbe esercitare un effetto favorevole sulla reattività piastrinica, attraverso una down-regulation dell’adesività piastrinica e dell’espressione sulla superficie piastrinica di Gp IIb-IIIa. L’esercizio protratto fino al massimo dolore ischemico sopportabile indurrebbe invece un aumento dei livelli di P-selectina circolante e dell’espressione sulla superficie piastrinica di Gp IIb-IIIa e P-selectina, oltre ad un incremento dei livelli di fattore di von Willebrand e molecole di adesione (ICAM e VCAM) circolanti. La discrepanza che emerge nei trial valutanti la modifica della funzione piastrinica in risposta all’esercizio fisico nei pazienti con arteriopatia periferica, può essere attribuita alle diversità in intensità e durata dei protocolli di training applicati. La marcia condotta sino al massimo dolore ischemico sopportabile è una condizione di interesse in quanto può essere considerata un modello di ischemia inducibile; inoltre il territorio interessato dall’ischemia è piuttosto esteso ed i fenomeni coinvolti quindi alquanto amplificati. Il nostro obiettivo è quindi quello di valutare, in pazienti claudicanti, gli effetti del training fisico controllato aerobico sull’attivazione piastrinica e sullo stress ossidativo, quindi di valutare come il training possa modificare la risposta di tali parametri ad un test al treadmill massimale.
I pazienti con claudicatio intermittens (II stadio secondo la classificazione di Leriche Fontaine) avranno età compresa tra 50 e 80 anni, con un ABI tra 0.5 e 0.9 all’arto sintomatico. Il ciclo riabilitativo, della durata di 15 giorni, prevede sedute quotidiane di tre ore comprendenti: esercizi aerobici, camminata su treadmill al 70% dell’intervallo di marcia assoluto, cyclette libera senza resistenza. Il disegno di studio include esami laboratoristici e strumentali effettuati all’inizio e al termine del periodo di training fisico, in condizioni di riposo: markers di attivazione piastrinica - PFA-100 (Platelet Function Analyser System), P-selectina, malondialdeide. Gli esami strumentali includevano: misurazione dell’indice caviglia braccio; misurazione dell’intervallo di marcia libero e assoluto tramite treadmil test (velocità 3,2 km/h; pendenza 10%). Immediatamente dopo il test al treadmill saranno ripetuti i seguenti: PFA-100, P-selectina e dosaggio di malondialdeide.