STUDIO DEI MARCATORI DI ATTIVAZIONE PIASTRINICA
Numerose condizioni di malattia implicano alterazioni nei processi di attivazione piastrinica che in molti casi rappresentano la causa ultima, o comunque determinante, delle manifestazioni cliniche.
Condizioni di deficit di funzione sono dovute ad un difetto nel numero delle piastrine circolanti e sono spesso associate ad un aumentato turnover piastrinico, come nella forme secondarie alla presenza di anticorpi antipiastrina e nell’ipersplenismo. Difetti intrinseci di singole fasi del processo di attivazione sono spesso causa di difettosa emostasi.
Altre condizioni cliniche invece sono caratterizzate da un’ aumentata attivabilità piastrinica, responsabile dei quadri clinici nelle malattie cardiovascolari (infarto miocardico, ictus, ischemia acuta degli arti). Infine vi sono condizioni cliniche in cui l’attivazione piastrinica gioca un ruolo molto importante: le malattie mieloproliferative (policitemia, trombocitemia essenziale, leucemia mieloide cronica) e le vasculiti, nelle quali il rischio trombotico è aumentato e per le quali la trombosi rappresenta una complicazione spesso fatale.
Lo studio dell’attivazione piastrinica risulta necessario e utile sia per cogliere eventuali stati latenti di malattia, che per seguire in fasi successive l’evoluzione della stessa, anche in rapporto a terapie farmacologiche.
Oltre a uno studio approfondito della funzionalità piastrinca (v.oltre ) saranno possibili altre tecniche utili in laboratorio ,quali per es. la quantificazione delle emazie fetali nelle emorragie materno-fetali con metodo avanzato.
A dispetto del ruolo determinante svolto dalle piastrine in una vasta gamma di condizioni patologiche caratterizzate da alterazioni del processo emostatico, un’adeguata indagine della funzione piastrinica non è di solito eseguita. Questa carenza nel processo diagnostico è in parte dovuta all’insoddisfacente informazione ottenuta dallo studio della piastrina con metodiche ex vivo (come i test di adesione ed i test di aggregazione) ed in parte alla mancanza presso la nostra struttura di più affidabili strumenti diagnostici.
Tra le indagini adatte a studiare la funzione piastrinica :
Misurazione dell’escrezione urinaria di un metabolita del trombossano 2,3-dinor-TXB, escreto nelle urine in quantità apprezzabili e indice affidabile di attivazione piastrinica in vivo. Viene dosato con metodo RIA su campioni di urine delle 24 h sottoposti a purificazione mediante cromatografia su colonna e HPLC
Inoltre sono molto importanti le indagini eseguite mediante citometria a flusso.
Esse consentono infatti di saggiare:
Studio del turnover delle piastrine (determinazione del contenuto di mRNA), estremamente utile nello studio e nella diagnosi differenziale delle piastrinopenie.
Studio del processo secretivo e della degranulazione: (dosaggio della P-selectina di membrana, ), utile nella identificazione di deficit secretivi e nella individuazione di stati di preattivazione piastrinica. Nel plasma si doserà forma solubile di P-selectina mediante metodica immuno enzimatica. La degranulazione lisosomiale sarà studiata mediante determinazione di CD63 (citometria a flusso e anticorpi monoclonali)
Il processo dell’adesione può essere studiato su sangue intero mediante determinazione del numero e della funzione del recettore del fibrinogeno (glicoproteina IIb/IIIa ) ed altri recettori dell’adesione.
Espressione di CD40 e CD40-ligand sulla superfice piastrinica implicati nel processo trombotico
La formazione di superfici piastrinche procoagulanti mediante saggio di legame con l’annessina V, utile nella individuazione di condizioni di alterata attivabilità piastrinica
Il rilascio di microparticelle liberate dalle piastrine attivate esprimenti fosfolipidi carichi negativamente con proprietà procoagulanti.
Ricerca di complessi piastrine-leucociti, ritenuti sensibili marker di attivazione in vivo ; come ulteriore approfondimento verrà determinata nei complessi piastrine-monociti l’espressione di fattore tessutale.